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Cap. 5 "Il cammino" La Ragazza che abbandonà il Destino

Immagine del redattore: Alessandro NiccoliAlessandro Niccoli

5 Il cammino



Al mattino presto Safaa e Quercia ripresero il cammino, andando incontro ad una

spettacolare natura: era quello che volevano, e questa incredibilmente continuava ad andare

incontro a loro accogliendole sempre di più nel proprio grembo.

Si stava determinando tutto quello che la fantasia di Safaa voleva e che aveva previsto per

cominciare a riprendere in mano la propria vita. Safaa era sicura del suo cammino e

confidava che la vita le avrebbe potuto riservare qualcosa di buono; per questo aveva deciso

di intraprenderlo, dimenticando ogni decisione sul da farsi in seguito, riservandola al

momento opportuno. Del resto questa era l’unica cosa che poteva fare. Aveva già fatto tanto

con la sua fuga, aveva cambiato ogni evento a venire della sua vita, avrebbe sconfitto i mostri

che erano entrati dentro di lei, solo camminando, solo respirando piano ad ogni passo, solo

attraverso quelle esperienze uniche che non si sarebbero mai verificate senza la sua scelta di

andarsene; di questo ne era sicura, ma aveva sottovalutato l’eventualità di commettere errori,

aveva sottovalutato la sua umanità, che le avrebbe dato dei colpi brutti.

Era bastata una sola scelta per cambiare tutta una vita predestinata, fatta di percorsi dettati

da famiglia e società, allineamento ai costumi, la ricerca di buoni studi, poi un buon lavoro,

e un buono stipendio da spendere nei migliori consumi, nei migliori oggetti, e nei migliori

comfort, fino ad avere una famiglia normale.

Tutto questo era stato spazzato via da una improvvisa scelta da prendere in un solo

momento, una coraggiosa scelta… andare via! Degli stormi di uccelli facevano grandi

acrobazie sopra Safaa e Quercia, creando magia, e quella solitudine che lei rincorreva, in

realtà, adesso appariva stranamente lontana, sempre più distante.

Safaa inseguiva le sue paure, i suoi mostri interiori come se fossero una meta da

raggiungere, un miraggio, un’oasi con acqua e palme che davano ombra nel deserto; voleva

prenderle con sé queste sue paure, ma loro ad un certo punto fuggivano sempre più lontano.

I mostri che erano dentro di lei stavano fuggendo.

Safaa correva forte, correva e sembrava ora un cavaliere, con i suoi lunghi capelli che

lasciavano una scia luminosa; insieme a Quercia, insieme sembravano un fulmine, sembrava

che impugnassero entrambe una lunga lancia, rincorrendo quei mostri. Safaa si sentiva forte,

e lo era, correva, li inseguiva senza paura, e quei mostri fuggivano sempre più lontano. Il

tempo scorreva e i suoi capelli crescevano riprendendo poco a poco il loro colore originale,

un castano scuro luminoso che ogni giorno prendeva il posto del nero. Arrivò presto il

momento in cui Safaa si sentì ricca, appagata, parte della natura, la viveva e la sentiva. Si

sentiva un essere non più solitario, ma vivo e in comunione con tutti gli altri esseri della

natura, al di là della costante compagnia di Quercia; Safaa era adesso parte integrante della

natura, come una lupa che contemplava il suo regno con la massima presenza di sé nel suo

ambiente, con Quercia nel suo vagare era la massima espressione dell’essere animale.

Quercia era la sua amica per la vita, al mattino la osservava come se la ragazza fosse la sua

Dea, con quegli occhi che trasmettevano tutto il sapere animale accumulatosi nell’arco di

migliaia di anni. Passo dopo passo, fatto con la fierezza del suo nuovo sentire e con tutta la

sua determinazione, Safaa era adesso forte e tranquilla; la schiena di quell’esile corpo, da

quando era dritta e protesa leggermente in avanti, non le doleva più come una volta.

Camminava e cavalcava, aveva ripreso con sé tutta la sua muscolatura, la sua potenza.

Sentiva il suo volto disteso, i suoi profondi occhi dialogavano con tutto quanto la circondava,

assieme ai suoi sensi, era diventata molto istintiva, e sapeva scindere questo suo nuovo stato

da certi momenti di riflessione, per poi decidere di passare alla pura contemplazione.

I suoi lunghi e lisci capelli facevano ormai parte di un unico essere che correva: Quercia e

Safaa si mescolavano in un tutt’uno con la criniera e con la coda del poderoso cavallo, in un

vortice potente che sfrecciava veloce sulle colline. Quando correvano non si vedeva una

criniera, ma tre criniere che sembravano una sola unica grande vela scura piegata a quindici

gradi di bolina, una meraviglia, un’unica freccia che attraversava le vallate, dietro agli

sguardi curiosi e stupiti di daini e falchi. Un fulmine, che si stava avvicinando velocemente

al mare, a sud-ovest della sua regione. Dopo quella lunga e interminabile corsa fatta con

Quercia, Safaa sentiva di avere la propria mente completamente pulita, cristallina come le

gocce di rugiada del mattino, percepiva di sentire amore per tutto ciò che aveva intorno,

come mai le era successo prima.

Riprese il normale passo e disse a sé stessa: “Tutto questo è incredibile; ma come è possibile

che le forze del male riescano a influenzare la mente di tanti uomini, rendendoli schiavi e

contenti di possedere cose? Schiavi di una routine infinita priva di affetti veri, or- gogliosi

di commettere azioni ignobili contro chiunque si metta di mezzo, contro la natura?”. Safaa

non sapeva ancora cosa rappresentasse il suo amico Nafis, conosciuto una mattina a scuola,

che ora stava andando a trovare, spinta da una forza oscura. Sapeva che non si trattava di

amore, ne era sicura; certo, però era voglia di starci insieme, di confrontarsi, memore

dell’energia che sentì scambiando solo poche parole con lui, e della trasmissione di calore

che le arrivò forte nella pancia, come un’ondata travolgente sprigionata dai suoi occhi verdi.

Nafis difatti passava la sua vita a porsi gli stessi suoi dilemmi, e lei lo aveva capito: “come

vivere appieno la vita, come trovare un senso, la vera beatitudine del vivere?” Lei ricercava

le risposte nella natura, non più fuggendo, ma rincorrendo i suoi mostri per abbatterli;

doveva abbatterli! Anche Nafis a sua volta stava trovando le sue risposte tutte nella natura,

ma nascoste in un grande groviglio colmo di dubbi, e di battaglie da combattere;

soddisfazioni da ricercare e da realizzare, per scoprire sé stesso. Safaa aveva percepito che

il suo amico era su una strada di luce, e in qualche modo aveva deciso di seguirlo.


La pubblicazione continua col cap. n. 6 "L’attacco ai mostri interiori" 


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