L’opinione pubblica è contenuta e le ragioni sono individuabili soprattutto nella cosiddetta “cecità al cambiamento o cecità cognitiva”, un pregiudizio cognitivo che ci impedisce di notare i cambiamenti graduali nel tempo.
Siamo nell’era dell’“ebollizione globale”, come dimostrano numerosi rapporti su regioni vulnerabili di tutto il mondo.
L’organizzazione meteorologica mondiale ha lanciato un severo avvertimento: ci stiamo avvicinando pericolosamente al superamento della soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale stabilita dall’accordo di Parigi.
Il quadro è sconvolgente; il cambiamento climatico sta già colpendo alcune delle popolazioni più vulnerabili del mondo. La situazione richiede un’azione immediata, ma molti rimangono indifferenti a causa di un fenomeno psicologico noto come “cecità al cambiamento”.
Il rapporto dell’OMM segnala che il superamento dell’aumento di 1,5 °C della temperatura globale porterebbe a una cascata di conseguenze irreversibili, da eventi meteorologici estremi come inondazioni e ondate di calore all’innalzamento a lungo termine del livello del mare e alla perdita di habitat. Non stiamo parlando solo di disagi, ma di una completa alterazione degli ecosistemi, delle economie e delle vite.
In molti paesi del Sud del mondo le famiglie sono costrette ad abbandonare le terre e modi di vita ancestrali. Il tessuto stesso delle comunità si sta disintegrando, con implicazioni a lungo termine per la coesione sociale e la pace.
Nonostante prove schiaccianti, la reazione dell’opinione pubblica è contenuta e le ragioni sono individuabili soprattutto nella cosiddetta “cecità al cambiamento o cecità cognitiva”, un pregiudizio cognitivo che ci impedisce di notare i cambiamenti graduali nel tempo. Questa barriera psicologica sta contribuendo attivamente alla nostra inazione collettiva sui cambiamenti climatici. Poiché i cambiamenti climatici si verificano lentamente, spesso non suscitano una preoccupazione immediata, consentendo l’insorgere della negazione o dell’indifferenza.
Nafis nei suoi racconti, durante il suo viaggio, con esperienze e parole coinvolgenti invita i giovani e gli adulti all’azione su più fronti, fino a coinvolgere i responsabili politici, chiamati a rafforzare le normative ambientali, le industrie, che devono adottare pratiche sostenibili, e ognuno di noi, cui spetta di fare scelte di vita più consapevoli.
Questi possono sembrare piccoli passi, ma tutti insieme agiscono per creare un impatto significativo. Così come il problema è stato creato attraverso molteplici piccole azioni, anche la soluzione risiede in cambiamenti collettivi.
Il pericolo è reale e si sta aggravando.
È giunto il momento di superare barriere psicologiche come la cecità al cambiamento e di riconoscere la gravità della crisi climatica che stiamo affrontando. Con l’aumentare della posta in gioco, dovrebbe aumentare anche la nostra determinazione ad agire. Abbiamo le conoscenze, l’esperienza e, soprattutto, l’urgente necessità di mitigare gli effetti devastanti del cambiamento climatico sulle popolazioni più vulnerabili del mondo.
Ora abbiamo solo bisogno della volontà collettiva di andare avanti.
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