Il lavoro diurno era duro, ma gli obiettivi di Nafis gli davano forza, e per farsi forte se li ripeteva nella testa fino quasi alla noia. In realtà non davano noia ma gioia, e poi li eseguiva con vigore.
Nafis iniziò ad applicare i suoi intendimenti e a svolgere il suo lavoro con i suoi amici, un pochino tutti i giorni: si armarono di sacchetti per raccogliere le plastiche, le cicche e le sporcizie dai boschi e dalle spiagge. I suoi amici rapaci notturni potevano ora riposare tranquilli in una natura più accogliente, grazie alle azioni di Nafis e di tutti gli altri, dopo le instancabili notti passate a guardia su di essi, a occhi spalancati.
Di giorno l’allocco e il barbagianni invece avevano le palpebre che si socchiudevano dal sonno, era un riposo dolce, col pensiero volavano sui boschi ripuliti anch’essi per progettare cose, come il posto di guardia per la notte successiva.
Una volpe si avvicinò a Nafis mentre questi dopo aver pulito un tratto di spiaggia, si era fermato a mangiare il suo panino.
Gli girava intorno quatta a testa bassa, lo guardava con due occhi nei quali era possibile veder il bosco. Nafis gli dette un pezzo di panino, poi un altro, poi infine l’ultimo pezzo preso dallo zaino, e a quel punto la volpe lo tenne in bocca senza masticarlo e se ne andò via, forse dai cuccioli, come se avesse capito che era l’ultimo! Come aveva fatto? Il segreto del mondo era ora a portata di mano, e Nafis l'aveva incredibilmente percepito; nella sua difficoltà in fondo era elementare da capire: “camminare a fianco di tutti gli esseri viventi e aiutarsi l'un con l'altro”.
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